Il lavoro propone una puntualizzazione (alla luce della bibliografia uscita entro l’anno 2008) sulla posizione linguistica ed i reciproci rapporti delle cinque famiglie linguistiche che compongono l’arealità variamente denominata Asia (Sud-) Orientale (Continentale): sino-tibetano, austro-asiatico, hmong-mien, tai-kadai, austronesiano. La stessa individuazione, evidentemente fondata su parametri sfumati, di un’arealità linguistica così composta e l’esclusione da essa di altre tradizioni linguistiche, quali giapponese, ainu e coreano, rispecchiano la percezione diffusa fra gli studiosi di una fondamentale vicinanza linguistica delle tradizioni in questione, percezione in cui ha indubbiamente giocato un ruolo importante la condivisione, non esclusiva e in diverse combinazioni, di tratti tipologici, ma, anche, il susseguirsi e sovrapporsi, almeno dagli inizi del ‘900, di molteplici ipotesi di raggruppamento genetico coinvolgenti, di volta in volta, in combinazioni variabili, porzioni diverse dell’arealità e, in alcuni casi, tutte le componenti linguistiche in questione. Nella sezione 2 del contributo vengono brevemente caratterizzate le cinque famiglie linguistiche prese in esame; la sezione 3 racchiude una panoramica delle principali proposte di raggruppamento genetico emerse, talora a conferma di ipotesi anche notevolmente datate, nelle ultime decadi della ricerca (fino al 2008), con un accenno finale alla prospettiva interdisciplinare che accosta dati linguistici, archeologici, genetici e di antropologia fisica. La trattazione, piuttosto che proporsi come esaustiva e/o inclusiva, intende fornire un’orientamento di massima, accanto a una focalizzazione su alcune proposte che chi scrive ha ritenuto di particolare peso nel delineare la ricca ed intricata vicenda degli studi negli ultimi decenni. In conclusione si osserva che la comparatistica relativa a quest’area ha assistito di recente all’intensificarsi degli sforzi in direzione di una chiarificazione, che rimane, però, più un obiettivo che un traguardo. Il moltiplicarsi e sovrapporsi delle proposte, anche nella produzione di singoli studiosi, indizia la carenza complessiva di solidi punti di riferimento dal versante della ricostruzione lessicale e grammaticale dentro le singole famiglie, per alcune delle quali si pongono ancora problemi di classificazione interna.

Asia Orientale e Sud Orientale: sino-tibetano, austro-asiatico, hmong-mien, tai-kadai e austronesiano

PANNAIN, Rossella
2010-01-01

Abstract

Il lavoro propone una puntualizzazione (alla luce della bibliografia uscita entro l’anno 2008) sulla posizione linguistica ed i reciproci rapporti delle cinque famiglie linguistiche che compongono l’arealità variamente denominata Asia (Sud-) Orientale (Continentale): sino-tibetano, austro-asiatico, hmong-mien, tai-kadai, austronesiano. La stessa individuazione, evidentemente fondata su parametri sfumati, di un’arealità linguistica così composta e l’esclusione da essa di altre tradizioni linguistiche, quali giapponese, ainu e coreano, rispecchiano la percezione diffusa fra gli studiosi di una fondamentale vicinanza linguistica delle tradizioni in questione, percezione in cui ha indubbiamente giocato un ruolo importante la condivisione, non esclusiva e in diverse combinazioni, di tratti tipologici, ma, anche, il susseguirsi e sovrapporsi, almeno dagli inizi del ‘900, di molteplici ipotesi di raggruppamento genetico coinvolgenti, di volta in volta, in combinazioni variabili, porzioni diverse dell’arealità e, in alcuni casi, tutte le componenti linguistiche in questione. Nella sezione 2 del contributo vengono brevemente caratterizzate le cinque famiglie linguistiche prese in esame; la sezione 3 racchiude una panoramica delle principali proposte di raggruppamento genetico emerse, talora a conferma di ipotesi anche notevolmente datate, nelle ultime decadi della ricerca (fino al 2008), con un accenno finale alla prospettiva interdisciplinare che accosta dati linguistici, archeologici, genetici e di antropologia fisica. La trattazione, piuttosto che proporsi come esaustiva e/o inclusiva, intende fornire un’orientamento di massima, accanto a una focalizzazione su alcune proposte che chi scrive ha ritenuto di particolare peso nel delineare la ricca ed intricata vicenda degli studi negli ultimi decenni. In conclusione si osserva che la comparatistica relativa a quest’area ha assistito di recente all’intensificarsi degli sforzi in direzione di una chiarificazione, che rimane, però, più un obiettivo che un traguardo. Il moltiplicarsi e sovrapporsi delle proposte, anche nella produzione di singoli studiosi, indizia la carenza complessiva di solidi punti di riferimento dal versante della ricostruzione lessicale e grammaticale dentro le singole famiglie, per alcune delle quali si pongono ancora problemi di classificazione interna.
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