Il cinquantesimo racconto del Conde Lucanor si configura come una tra le più interessanti occorrenze della particolarissima rielaborazione del genere exemplum operata da Juan Manuel. La modifica ‒ rispetto al suo più immediato intertesto, il cuento inaugurale del Sendebar ‒ dello statuto del protagonista, da tipo, il re seduttore, concupiscente “per natura”, a personaggio individuato, il Saladino, i cui comportamenti sono frutto delle contingenze e richiedono una giustificazione, la problematizzazione del suo ravvedimento, non più meccanico e subitaneo, ma progressivo, risultato di una faticosa e sofferta conquista, resa mutuando e trasformando modalità di discorso peculiari di altri generi della narrativa medievale, l’insistenza sulla capacità della donna antagonista a misurarsi intellettualmente con il suo interlocutore maschile, prima stornandone abilmente le attenzioni e poi convincendolo sagacemente a correggere le proprie intenzioni, sono tutte spie di una nuova percezione del reale, di cui si coglie ormai l’infinita varietà e la contraddittorietà. Ma proprio la coscienza dell’irripetibilità e della mutevolezza dell’esperienza umana, che spesso, come in questo caso, si traduce nella tessitura di orditi narrativi più elaborati e distesi, pre-novellistici, induce don Juan, che non intende rinunciare alla sua «missione educativa», oltre che a rielaborare le fonti utilizzate in funzione della lezione che egli intende impartire, a imprigionare i propri cuentos in una solida “cornice-gabbia” didascalica.

Tra esempio e novella: ancora sul 'cuento' L del 'Conde Lucanor'

LUONGO, Salvatore
2010-01-01

Abstract

Il cinquantesimo racconto del Conde Lucanor si configura come una tra le più interessanti occorrenze della particolarissima rielaborazione del genere exemplum operata da Juan Manuel. La modifica ‒ rispetto al suo più immediato intertesto, il cuento inaugurale del Sendebar ‒ dello statuto del protagonista, da tipo, il re seduttore, concupiscente “per natura”, a personaggio individuato, il Saladino, i cui comportamenti sono frutto delle contingenze e richiedono una giustificazione, la problematizzazione del suo ravvedimento, non più meccanico e subitaneo, ma progressivo, risultato di una faticosa e sofferta conquista, resa mutuando e trasformando modalità di discorso peculiari di altri generi della narrativa medievale, l’insistenza sulla capacità della donna antagonista a misurarsi intellettualmente con il suo interlocutore maschile, prima stornandone abilmente le attenzioni e poi convincendolo sagacemente a correggere le proprie intenzioni, sono tutte spie di una nuova percezione del reale, di cui si coglie ormai l’infinita varietà e la contraddittorietà. Ma proprio la coscienza dell’irripetibilità e della mutevolezza dell’esperienza umana, che spesso, come in questo caso, si traduce nella tessitura di orditi narrativi più elaborati e distesi, pre-novellistici, induce don Juan, che non intende rinunciare alla sua «missione educativa», oltre che a rielaborare le fonti utilizzate in funzione della lezione che egli intende impartire, a imprigionare i propri cuentos in una solida “cornice-gabbia” didascalica.
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