Sebbene il castigliano fosse lingua diplomatica del Regno di Napoli già durante l'età aragonese, le prime testimonianze a stampa di ambito partenopeo si trovano nel primo '500. Il lavoro si sofferma sulle due edizioni napoletane della "Propalladia" (la raccolta di commedie più importante del Rinascimento spagnolo, opera di Bartolomé Torres Naharro) che sono la editio princeps del 1517 e un'altra di 1524. A partire dall'analisi del paratesto si definiscono le condizioni culturali che convertirono l'opera in un manifesto culturale sul radicamento del castigliano nel Regno. Il lavoro conferma alcuna delle hipotesi scientifiche contenute nella edizione critica della Propalladia fatta da Gillet (1943) e dimostra l'infondatezza di altre.
Sobre la "princeps" de la "Propalladia" (Nápoles, Ioan Pasqueto de Sallo, 1517): Los mecenas (Fernando D'Avalos, Vittoria y Fabrizio Colonna, Belisario Acquaviva) y la epístola latina de Mesinerius I. Barberius
SANCHEZ GARCIA, Encarnacion
2013-01-01
Abstract
Sebbene il castigliano fosse lingua diplomatica del Regno di Napoli già durante l'età aragonese, le prime testimonianze a stampa di ambito partenopeo si trovano nel primo '500. Il lavoro si sofferma sulle due edizioni napoletane della "Propalladia" (la raccolta di commedie più importante del Rinascimento spagnolo, opera di Bartolomé Torres Naharro) che sono la editio princeps del 1517 e un'altra di 1524. A partire dall'analisi del paratesto si definiscono le condizioni culturali che convertirono l'opera in un manifesto culturale sul radicamento del castigliano nel Regno. Il lavoro conferma alcuna delle hipotesi scientifiche contenute nella edizione critica della Propalladia fatta da Gillet (1943) e dimostra l'infondatezza di altre.File | Dimensione | Formato | |
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Lengua espa. en Napoles paratexto y 1° art
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