L'articolo presenta i risultati della prima stagione della Missione Archeologica Italiana nel Deserto Orientale egiziano tra Wadi Hamamah e Wadi Hammamat, partendo dalla cosiddetta “stazione 'greco-romana' di Wadi Gasus. L’area interessata dal progetto è quella parte di Deserto Orientale che si estende immediatamente a est della regione tebana, un territorio estremamente importante in quasi tutte le epoche della storia d’Egitto, non solo in virtù della sua posizione strategica per le vie di comunicazione che legavano la Valle del Nilo al Mar Rosso (nel punto di massima vicinanza tra i due), ma anche per la natura geologica del territorio, caratterizzato da un consistente affioramento del basamento pre-cambriano, da cui la localizzazione di numerosissime cave di rocce (soprattutto ignee) utilizzate per l'architettura e la statuaria egiziana e quella di miniere d’oro e rame. In età romana, per sfruttare le ricche risorse naturali dell’area e controllarne il potenziale economico, di importanza strategica per i beni di lusso in arrivo dall’Oriente qui – come nel resto dell’impero – l’amministrazione romana ha creato e mantenuto una complessa rete di siti, che la missione intende indagare, articolando la lettura del paesaggio a partire dalle risorse naturali che esso offre. La regione, benché contigua alle grandi vie di comunicazione, attraversata in tutte le epoche da viaggiatori ed esploratori, e in anni recenti investigata nell’ambito di più ampi progetti di ricognizione, non è ancora stata sottoposta ad un’approfondita indagine specifica. Il punto di partenza della ricognizione è stato identificato nella cosiddetta ‘Stazione greco-romana’ del Wadi Gasus, un wadi che sfocia solo due chilometri a nord del sito di Wadi/Mersa Gawasis (l’antico porto di S3ww). La vicinanza con il porto di S3ww rende lo studio del Wadi Gasus, delle sue strutture e delle sue evidenze archeologiche particolarmente attuale. Come è noto infatti, in uno degli edifici della ‘Stazione’, furono rinvenute nei primi decenni dell’800 due stele del Medio Regno, successivamente messe in connessione proprio con il sito di Wadi/Mersa Gawasis. Data la vastità dell’area da investigare, il progetto di ricerca è articolato su diversi livelli, uno più generale con finalità ampie di ricostruzione storica, l'altro con obiettivi di breve termine volti all’indagine di specifici siti. Gli obiettivi di lungo termine possono essere così sintetizzati: 1. ricostruzione dei dati sul popolamento e lo sfruttamento della regione dall’epoca preistorica alla tarda antichità, articolata lungo due percorsi paralleli: • identificazione della rete di strade, stazioni, cave, miniere e dei loro modelli; • identificazione e analisi dei resti della cultura materiale delle popolazioni del deserto orientale e loro relazione con gli egiziani . 2. Creazione di un database che contenga tutte le possibili informazioni ancora disponibili. su un’area che è (o lo era almeno fino ad un anno fa) minacciata dallo sviluppo di un turismo di massa non facilmente controllabile, e dai relativi programmi edilizi con nuovi porti e alberghi, associati oggi – sempre più frequentemente - a scavi clandestini.L’attività di ricerca delle prime missioni si concentrerà in particolare sul Wadi Gasus e i suoi siti, e più specificamente prevede: 1. Studio della ‘Stazione greco-romana’: • ricognizione archeologica, raccolta di superficie e, eventualmente, scavo di settori selezionati, per verificare la cronologia di occupazione del sito; • creazione di una nuova mappa topografica, con aggiornamento dei dati già raccolti dalle precedenti missioni (v. infra); • analisi dello stato di conservazione delle strutture allo scopo di stabilire possibili interventi di consolidamento e restauro per le stagioni future. 2. Area circostante: • ricognizione geo-archeologica di tutta l’area per definire la situazione geologica e le principali risorse locali; • ricognizione archeologica della stessa area al duplice scopo di ritrovare i siti identificati da esploratori e viaggiatori del passato ma non inseriti in una mappa geo-referenziata e verificarne le attuali condizioni, nonché di identificare strutture e siti non registrati in precedenza. Una parte significativa dell’articolo illustra anche i risultati di una attenta rilettura e analisi della letteratura prodotta sulla regione tra l’inizio del XIX e la prima metà del XX secolo, che ha fornito utili e importanti informazioni, sia sulle fasi faraoniche che su quelle più tarde (soprattutto romane), anche in considerazione del fatto che le attuali condizioni dei siti sono molto peggiorate rispetto all’epoca della loro prima scoperta.

IL PROGETTO ITALIANO NEL DESERTO ORIENTALE EGIZIANO TRA WADI HAMAMAH E WADI HAMMAMAT

BRAGANTINI, Irene;PIRELLI, Rosanna
2012-01-01

Abstract

L'articolo presenta i risultati della prima stagione della Missione Archeologica Italiana nel Deserto Orientale egiziano tra Wadi Hamamah e Wadi Hammamat, partendo dalla cosiddetta “stazione 'greco-romana' di Wadi Gasus. L’area interessata dal progetto è quella parte di Deserto Orientale che si estende immediatamente a est della regione tebana, un territorio estremamente importante in quasi tutte le epoche della storia d’Egitto, non solo in virtù della sua posizione strategica per le vie di comunicazione che legavano la Valle del Nilo al Mar Rosso (nel punto di massima vicinanza tra i due), ma anche per la natura geologica del territorio, caratterizzato da un consistente affioramento del basamento pre-cambriano, da cui la localizzazione di numerosissime cave di rocce (soprattutto ignee) utilizzate per l'architettura e la statuaria egiziana e quella di miniere d’oro e rame. In età romana, per sfruttare le ricche risorse naturali dell’area e controllarne il potenziale economico, di importanza strategica per i beni di lusso in arrivo dall’Oriente qui – come nel resto dell’impero – l’amministrazione romana ha creato e mantenuto una complessa rete di siti, che la missione intende indagare, articolando la lettura del paesaggio a partire dalle risorse naturali che esso offre. La regione, benché contigua alle grandi vie di comunicazione, attraversata in tutte le epoche da viaggiatori ed esploratori, e in anni recenti investigata nell’ambito di più ampi progetti di ricognizione, non è ancora stata sottoposta ad un’approfondita indagine specifica. Il punto di partenza della ricognizione è stato identificato nella cosiddetta ‘Stazione greco-romana’ del Wadi Gasus, un wadi che sfocia solo due chilometri a nord del sito di Wadi/Mersa Gawasis (l’antico porto di S3ww). La vicinanza con il porto di S3ww rende lo studio del Wadi Gasus, delle sue strutture e delle sue evidenze archeologiche particolarmente attuale. Come è noto infatti, in uno degli edifici della ‘Stazione’, furono rinvenute nei primi decenni dell’800 due stele del Medio Regno, successivamente messe in connessione proprio con il sito di Wadi/Mersa Gawasis. Data la vastità dell’area da investigare, il progetto di ricerca è articolato su diversi livelli, uno più generale con finalità ampie di ricostruzione storica, l'altro con obiettivi di breve termine volti all’indagine di specifici siti. Gli obiettivi di lungo termine possono essere così sintetizzati: 1. ricostruzione dei dati sul popolamento e lo sfruttamento della regione dall’epoca preistorica alla tarda antichità, articolata lungo due percorsi paralleli: • identificazione della rete di strade, stazioni, cave, miniere e dei loro modelli; • identificazione e analisi dei resti della cultura materiale delle popolazioni del deserto orientale e loro relazione con gli egiziani . 2. Creazione di un database che contenga tutte le possibili informazioni ancora disponibili. su un’area che è (o lo era almeno fino ad un anno fa) minacciata dallo sviluppo di un turismo di massa non facilmente controllabile, e dai relativi programmi edilizi con nuovi porti e alberghi, associati oggi – sempre più frequentemente - a scavi clandestini.L’attività di ricerca delle prime missioni si concentrerà in particolare sul Wadi Gasus e i suoi siti, e più specificamente prevede: 1. Studio della ‘Stazione greco-romana’: • ricognizione archeologica, raccolta di superficie e, eventualmente, scavo di settori selezionati, per verificare la cronologia di occupazione del sito; • creazione di una nuova mappa topografica, con aggiornamento dei dati già raccolti dalle precedenti missioni (v. infra); • analisi dello stato di conservazione delle strutture allo scopo di stabilire possibili interventi di consolidamento e restauro per le stagioni future. 2. Area circostante: • ricognizione geo-archeologica di tutta l’area per definire la situazione geologica e le principali risorse locali; • ricognizione archeologica della stessa area al duplice scopo di ritrovare i siti identificati da esploratori e viaggiatori del passato ma non inseriti in una mappa geo-referenziata e verificarne le attuali condizioni, nonché di identificare strutture e siti non registrati in precedenza. Una parte significativa dell’articolo illustra anche i risultati di una attenta rilettura e analisi della letteratura prodotta sulla regione tra l’inizio del XIX e la prima metà del XX secolo, che ha fornito utili e importanti informazioni, sia sulle fasi faraoniche che su quelle più tarde (soprattutto romane), anche in considerazione del fatto che le attuali condizioni dei siti sono molto peggiorate rispetto all’epoca della loro prima scoperta.
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