Nel romanzo di Indra Sinha Animal’s People (2007), il narratore è un novello picaro, giovane orfano vittima di una catastrofe ambientale ispirata ai celebri eventi di Bhopal (India) del 1984, quando migliaia di vittime morirono per l’esplosione di una cisterna di fitofarmaci di un’azienda consociata della multinazionale americana Union Carbide Corporation. Tra le centinaia di migliaia di persone sopravvissute ma condannate a subire gli effetti di lungo periodo dell’intossicazione fisica e ambientale, c’è il protagonista che ha subito una deformazione della spina dorsale per cui è costretto a camminare a quattro zampe e a vivere per strada arrangiandosi come può. Nel romanzo, la retorica antisentimentale di Animal, con la sua voce grottesca e sardonica, apparentemente dissimula, ma nella sostanza evidenzia e denuncia, il dispiegarsi tragico della cosiddetta “Slow Violence” (Rob Nixon) che continua a colpire nel tempo, lontano dai riflettori mediatici. Stilisticamente, attraverso una strategia retorica che fa del distanziamento un’arma di ribellione morale, non solo i principi cardini della globalizzazione neoliberista ma persino il fondamento antropocentrico della modernità vengono radicalmente sottoposti a interrogazione.
La tragicommedia di Animal: picaro contemporaneo
Ciocca Rossella
2021-01-01
Abstract
Nel romanzo di Indra Sinha Animal’s People (2007), il narratore è un novello picaro, giovane orfano vittima di una catastrofe ambientale ispirata ai celebri eventi di Bhopal (India) del 1984, quando migliaia di vittime morirono per l’esplosione di una cisterna di fitofarmaci di un’azienda consociata della multinazionale americana Union Carbide Corporation. Tra le centinaia di migliaia di persone sopravvissute ma condannate a subire gli effetti di lungo periodo dell’intossicazione fisica e ambientale, c’è il protagonista che ha subito una deformazione della spina dorsale per cui è costretto a camminare a quattro zampe e a vivere per strada arrangiandosi come può. Nel romanzo, la retorica antisentimentale di Animal, con la sua voce grottesca e sardonica, apparentemente dissimula, ma nella sostanza evidenzia e denuncia, il dispiegarsi tragico della cosiddetta “Slow Violence” (Rob Nixon) che continua a colpire nel tempo, lontano dai riflettori mediatici. Stilisticamente, attraverso una strategia retorica che fa del distanziamento un’arma di ribellione morale, non solo i principi cardini della globalizzazione neoliberista ma persino il fondamento antropocentrico della modernità vengono radicalmente sottoposti a interrogazione.File | Dimensione | Formato | |
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