Eugène Ionesco ha scritto che «Urmuz inventò un vero e proprio linguaggio surrealista; è veramente uno dei precursori della rivolta letteraria universale». I suoi testi sono una scommessa sul linguaggio e dentro il linguaggio, che permettono di esprimere la libertà creativa dell’opera e del suo creatore, ma sono anche un’avventura nella dimensione tragica della scrittura, perché colui che la attraversa non tanto mette a repentaglio la verità dei propri enunciati quanto il modo stesso del suo esistere. Attraverso una grande perizia retorica e traduttiva, regolata dall’èkphrasis e dalla xenonimia, gli Schizzi e racconti quasi... futuristi fanno emergere continue e sorprendenti composizioni di figure simboliche che giocano tra la presenza e l’assenza dell’oggetto designato dalla narrazione. Il messaggio di Urmuz, nella cifra della traduzione, è iperbolico e si offre sovente come una versione allegorica e illusionistica della realtà perché si produce in una sfera metalinguistica che sta all’origine di una personale ricerca dell’“estetica dei nomi” propri. Questo libro è, per così dire, un’introduzione empatica che conferisce alla ricerca accademica un colore affettivo e promette una comunicazione intima con il mondo immaginario che rivisita. Inoltre, il testo urmuziano, definito come un “palinsesto” che offre, con i suoi molteplici strati, infinite possibilità di interpretazione, è un oggetto molto attraente non solo per l’ermeneuta esperto di critica letteraria, ma anche per lo psicoanalista specializzato, che va alla ricerca degli oscuri anfratti della scrittura in stretta connessione con la biografia dello scrittore.

Urmuz. Poetica della traduzione

Rotiroti, Giovanni Raimondo
2022-01-01

Abstract

Eugène Ionesco ha scritto che «Urmuz inventò un vero e proprio linguaggio surrealista; è veramente uno dei precursori della rivolta letteraria universale». I suoi testi sono una scommessa sul linguaggio e dentro il linguaggio, che permettono di esprimere la libertà creativa dell’opera e del suo creatore, ma sono anche un’avventura nella dimensione tragica della scrittura, perché colui che la attraversa non tanto mette a repentaglio la verità dei propri enunciati quanto il modo stesso del suo esistere. Attraverso una grande perizia retorica e traduttiva, regolata dall’èkphrasis e dalla xenonimia, gli Schizzi e racconti quasi... futuristi fanno emergere continue e sorprendenti composizioni di figure simboliche che giocano tra la presenza e l’assenza dell’oggetto designato dalla narrazione. Il messaggio di Urmuz, nella cifra della traduzione, è iperbolico e si offre sovente come una versione allegorica e illusionistica della realtà perché si produce in una sfera metalinguistica che sta all’origine di una personale ricerca dell’“estetica dei nomi” propri. Questo libro è, per così dire, un’introduzione empatica che conferisce alla ricerca accademica un colore affettivo e promette una comunicazione intima con il mondo immaginario che rivisita. Inoltre, il testo urmuziano, definito come un “palinsesto” che offre, con i suoi molteplici strati, infinite possibilità di interpretazione, è un oggetto molto attraente non solo per l’ermeneuta esperto di critica letteraria, ma anche per lo psicoanalista specializzato, che va alla ricerca degli oscuri anfratti della scrittura in stretta connessione con la biografia dello scrittore.
2022
978-88-32062-25-0
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