Il saggio è dedicato a una novella di Anita Desai, "Translator Translated". La storia mette in scena una vera e propria performance traduttiva al femminile in cui una docente di letteratura inglese di mezza età, residente a Delhi ma originaria dell’Odisha, si cimenta nella traduzione in inglese di una sconosciuta scrittrice locale della stessa regione materna per la sua più brillante ex compagna di scuola, che ha fondato la prima casa editrice femminista in India. L’intreccio narrativo sembra scandito ad arte sui nodi critici della traduzione letteraria per quel che riguarda le questioni cruciali della memoria, del gender, della visibilità/invisibilità e dell’agency. La storia può sembrare fin troppo lineare e scontata in termini di sfida traduttiva mal riuscita da parte dell’insegnante ma le implicazioni di tale scacco vanno ben oltre il piano esistenziale di una marginalità femminile e finiscono per investire il rapporto tra l’identità nazionale indiana, le culture locali del subcontinente indiano e le pressioni del mercato globale della world literature. Per quanto riguarda le implicazioni autoriali, la novella si può considerare un distillato narrativo di quella peculiare creatività traduttiva sottesa all’intera opera di Anita Desai, che scaturisce dalla sua straordinaria sensibilità a cogliere la gamma espressiva emozionale di una lingua, come di un luogo, nonché il gioco continuo di contaminazione tra le diverse lingue che abitavano il suo paesaggio nativo.
La doppia partita della traduttrice letteraria: Translator Translated di Anita Desai
C. M. Laudando
2023-01-01
Abstract
Il saggio è dedicato a una novella di Anita Desai, "Translator Translated". La storia mette in scena una vera e propria performance traduttiva al femminile in cui una docente di letteratura inglese di mezza età, residente a Delhi ma originaria dell’Odisha, si cimenta nella traduzione in inglese di una sconosciuta scrittrice locale della stessa regione materna per la sua più brillante ex compagna di scuola, che ha fondato la prima casa editrice femminista in India. L’intreccio narrativo sembra scandito ad arte sui nodi critici della traduzione letteraria per quel che riguarda le questioni cruciali della memoria, del gender, della visibilità/invisibilità e dell’agency. La storia può sembrare fin troppo lineare e scontata in termini di sfida traduttiva mal riuscita da parte dell’insegnante ma le implicazioni di tale scacco vanno ben oltre il piano esistenziale di una marginalità femminile e finiscono per investire il rapporto tra l’identità nazionale indiana, le culture locali del subcontinente indiano e le pressioni del mercato globale della world literature. Per quanto riguarda le implicazioni autoriali, la novella si può considerare un distillato narrativo di quella peculiare creatività traduttiva sottesa all’intera opera di Anita Desai, che scaturisce dalla sua straordinaria sensibilità a cogliere la gamma espressiva emozionale di una lingua, come di un luogo, nonché il gioco continuo di contaminazione tra le diverse lingue che abitavano il suo paesaggio nativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.