La presente ricerca si propone di analizzare la situazione sociolinguistica della comunità romena immigrata in Italia, accompagnata da rigorose analisi linguistiche condotte su un campione rappresentativo. L’obiettivo primario è indagare le competenze linguistiche e gli usi del romeno e dell’italiano tra immigrati di prima e seconda generazione, con particolare attenzione alle dinamiche di mantenimento e acquisizione dei due codici e alle variabili che ne influenzano l’evoluzione nel contesto di un contatto linguistico prolungato. Lo studio intende, inoltre, individuare strategie efficaci per tutelare la lingua e la cultura d’origine, potenziare il repertorio linguistico e favorire un’integrazione equa tra le due comunità. Il campione dello studio comprende soggetti di origine romena, immigrati e non immigrati, e parlanti nativi italiani, con età variabile tra i 10 e i 60 anni. La selezione è stata effettuata considerando le seguenti variabili: età al momento di immigrazione, livello di scolarizzazione, modalità di acquisizione del romeno e dell’italiano, luogo di nascita (Romania vs. Italia) e area di residenza in Italia. Seguendo la classificazione di Rumbaut (1997), gli immigrati romeni sono stati suddivisi in due macrocategorie, articolate in sottogruppi omogenei di 10 partecipanti, mentre i soggetti dei gruppi di controllo, sia per il romeno che per l’italiano, presentano caratteristiche perfettamente comparabili a quelle del campione sperimentale. Il campione di immigrati romeni analizzato (G 1.0, G 1.50, G 1.75, G 2.0) risiede in Italia da almeno un decennio, è inserito in nuclei familiari composti esclusivamente da parlanti romeni e proviene integralmente dalla regione della Moldova, situata nel nord-est della Romania. La ricerca si struttura in due sezioni strettamente interconnesse. La prima è dedicata a un'analisi sociolinguistica approfondita, basata sui risultati di un’indagine condotta attraverso la somministrazione di un articolato questionario sociolinguistico agli immigrati di prima e seconda generazione, in due diverse aree di indagine, scelte sulla base dell’alta percentuale di residenti romeni in rapporto al totale della popolazione straniera: il litorale Jonico della Calabria e la provincia di Roma. La seconda parte della ricerca è focalizzata sull'analisi linguistica, condotta, al momento, esclusivamente sui dati dell’indagine calabrese, da un campione di 180 soggetti suddivisi tra romeni immigrati, italiani calabresi e romeni residenti in Moldova. Il corpus Rom , che raccoglie il parlato di tali soggetti, include produzioni orali semi-spontanee (narrazioni) e registrazioni di parlato letto in italiano L1, italiano IM, romeno L1 e romeno IM. Attualmente, il corpus ha una durata complessiva di circa 860 minuti, suddivisi in 519,29 minuti di parlato semi-spontaneo e 345,15 minuti di parlato letto. Tutti i testi sono stati trascritti in conformità alle norme CLIPS. Data l’ampiezza del corpus linguistico, si è resa necessaria una delimitazione dell'oggetto di studio, circoscrivendo l’analisi agli aspetti acustici e morfologici. L'indagine spettrografica, condotta mediante il software PRAAT, ha esaminato tratti segmentali e soprasegmentali, focalizzandosi su area vocalica, durata consonantica, ritmo (%V e VtoV,) e indici prosodici (velocità di articolazione - VdA, velocità di eloquio - VdE, composizione dell'enunciato) nella lettura e nella narrazione. I dati strumentali sono stati validati tramite l’elaborazione e la somministrazione di un test percettivo volto a esplorare la percezione dell'accento nativo e non nativo nel parlato degli immigrati in entrambe le lingue. L’analisi morfologica ha esaminato la gestione dei tempi verbali nelle narrazioni, con l’obiettivo di individuare somiglianze, differenze e fenomeni di interferenza e/o attrito linguistico nelle varietà di romeno e di italiano. Il processo di acquisizione e mantenimento linguistico tra gli immigrati romeni in Italia è fortemente condizionato dalle variabili specifiche dello studio. I risultati dell'indagine suggeriscono una tendenza a disconoscere le proprie origini culturali e linguistiche, con il rischio di una deriva linguistica che, in un orizzonte temporale di venti anni, potrebbe portare all'estinzione della lingua romena in Italia. Tuttavia, esiste ancora la possibilità di preservare questa lingua come heritage language, se vengono adottate politiche di educazione linguistica mirate e strategie di valorizzazione culturale che incoraggino un suo mantenimento attivo tra le generazioni future. L'analisi linguistica ha messo in evidenza fenomeni di interferenza tra i due codici e un significativo attrito linguistico nel romeno, soprattutto tra i soggetti immigrati in età precoce. Le prime generazioni manifestano difficoltà nell'acquisizione delle caratteristiche fonetiche e prosodiche dell'italiano, suggerendo la necessità di un intervento mirato nell'insegnamento della fonetica, spesso trascurato nei programmi educativi. Si osservano, inoltre, errori nella morfologia verbale, in particolare nell'uso dei tempi verbali italiani, evidenziando la necessità di un supporto linguistico adeguato, fondato su testi autentici e situazioni comunicative reali, al fine di favorire un insegnamento consapevole e stimolare riflessioni metalinguistiche più profonde.

Gli effetti del contatto linguistico prolungato sul mantenimento della lingua materna e sullo sviluppo della lingua seconda. Il caso dei romeni in Italia

BUDEANU ANCUTA
2025-01-01

Abstract

La presente ricerca si propone di analizzare la situazione sociolinguistica della comunità romena immigrata in Italia, accompagnata da rigorose analisi linguistiche condotte su un campione rappresentativo. L’obiettivo primario è indagare le competenze linguistiche e gli usi del romeno e dell’italiano tra immigrati di prima e seconda generazione, con particolare attenzione alle dinamiche di mantenimento e acquisizione dei due codici e alle variabili che ne influenzano l’evoluzione nel contesto di un contatto linguistico prolungato. Lo studio intende, inoltre, individuare strategie efficaci per tutelare la lingua e la cultura d’origine, potenziare il repertorio linguistico e favorire un’integrazione equa tra le due comunità. Il campione dello studio comprende soggetti di origine romena, immigrati e non immigrati, e parlanti nativi italiani, con età variabile tra i 10 e i 60 anni. La selezione è stata effettuata considerando le seguenti variabili: età al momento di immigrazione, livello di scolarizzazione, modalità di acquisizione del romeno e dell’italiano, luogo di nascita (Romania vs. Italia) e area di residenza in Italia. Seguendo la classificazione di Rumbaut (1997), gli immigrati romeni sono stati suddivisi in due macrocategorie, articolate in sottogruppi omogenei di 10 partecipanti, mentre i soggetti dei gruppi di controllo, sia per il romeno che per l’italiano, presentano caratteristiche perfettamente comparabili a quelle del campione sperimentale. Il campione di immigrati romeni analizzato (G 1.0, G 1.50, G 1.75, G 2.0) risiede in Italia da almeno un decennio, è inserito in nuclei familiari composti esclusivamente da parlanti romeni e proviene integralmente dalla regione della Moldova, situata nel nord-est della Romania. La ricerca si struttura in due sezioni strettamente interconnesse. La prima è dedicata a un'analisi sociolinguistica approfondita, basata sui risultati di un’indagine condotta attraverso la somministrazione di un articolato questionario sociolinguistico agli immigrati di prima e seconda generazione, in due diverse aree di indagine, scelte sulla base dell’alta percentuale di residenti romeni in rapporto al totale della popolazione straniera: il litorale Jonico della Calabria e la provincia di Roma. La seconda parte della ricerca è focalizzata sull'analisi linguistica, condotta, al momento, esclusivamente sui dati dell’indagine calabrese, da un campione di 180 soggetti suddivisi tra romeni immigrati, italiani calabresi e romeni residenti in Moldova. Il corpus Rom , che raccoglie il parlato di tali soggetti, include produzioni orali semi-spontanee (narrazioni) e registrazioni di parlato letto in italiano L1, italiano IM, romeno L1 e romeno IM. Attualmente, il corpus ha una durata complessiva di circa 860 minuti, suddivisi in 519,29 minuti di parlato semi-spontaneo e 345,15 minuti di parlato letto. Tutti i testi sono stati trascritti in conformità alle norme CLIPS. Data l’ampiezza del corpus linguistico, si è resa necessaria una delimitazione dell'oggetto di studio, circoscrivendo l’analisi agli aspetti acustici e morfologici. L'indagine spettrografica, condotta mediante il software PRAAT, ha esaminato tratti segmentali e soprasegmentali, focalizzandosi su area vocalica, durata consonantica, ritmo (%V e VtoV,) e indici prosodici (velocità di articolazione - VdA, velocità di eloquio - VdE, composizione dell'enunciato) nella lettura e nella narrazione. I dati strumentali sono stati validati tramite l’elaborazione e la somministrazione di un test percettivo volto a esplorare la percezione dell'accento nativo e non nativo nel parlato degli immigrati in entrambe le lingue. L’analisi morfologica ha esaminato la gestione dei tempi verbali nelle narrazioni, con l’obiettivo di individuare somiglianze, differenze e fenomeni di interferenza e/o attrito linguistico nelle varietà di romeno e di italiano. Il processo di acquisizione e mantenimento linguistico tra gli immigrati romeni in Italia è fortemente condizionato dalle variabili specifiche dello studio. I risultati dell'indagine suggeriscono una tendenza a disconoscere le proprie origini culturali e linguistiche, con il rischio di una deriva linguistica che, in un orizzonte temporale di venti anni, potrebbe portare all'estinzione della lingua romena in Italia. Tuttavia, esiste ancora la possibilità di preservare questa lingua come heritage language, se vengono adottate politiche di educazione linguistica mirate e strategie di valorizzazione culturale che incoraggino un suo mantenimento attivo tra le generazioni future. L'analisi linguistica ha messo in evidenza fenomeni di interferenza tra i due codici e un significativo attrito linguistico nel romeno, soprattutto tra i soggetti immigrati in età precoce. Le prime generazioni manifestano difficoltà nell'acquisizione delle caratteristiche fonetiche e prosodiche dell'italiano, suggerendo la necessità di un intervento mirato nell'insegnamento della fonetica, spesso trascurato nei programmi educativi. Si osservano, inoltre, errori nella morfologia verbale, in particolare nell'uso dei tempi verbali italiani, evidenziando la necessità di un supporto linguistico adeguato, fondato su testi autentici e situazioni comunicative reali, al fine di favorire un insegnamento consapevole e stimolare riflessioni metalinguistiche più profonde.
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